Salta la navigazione

Monthly Archives: marzo 2009

CHIUSO PER SEMPRE
 
Dopo due anni (e qualche giorno) ho preso la decisione di smettere l’aggiornamento di questo blog. Non smetterò di scrivere e nemmeno di sperimentare e sfogare quella che io definisco "la mia arte", sia essa una canzone, una poesia, un pensiero, una fotografia o una sega mentale.
Non sarà più questa però la piattaforma dove tutto ciò accadrà.
Chiunque in questi due anni ha seguito con interesse ciò che ho citato sopra mi cerchi ed in qualche modo mi troverà, per tutti gli altri l’augurio un giorno di ritrovarsi (magari in altri contesti).
Approfitto delll’occasione per ringraziare chiunque mi ha scritto una o più volte per esprimere i propri complimenti o scambiare un parere con me.
Questo Blog ha rappresentato per me -davvero- un pezzo di vita, è stato il tempio del mio sfogo personale ed artistico, ed è sicuramente una modesta testimonianza dei tantissimi cambiamenti avvenuti da quel marzo 2007, un mese che ora sembra davvero appartenere ad un’altra vita.
 
Concludo ripubblicando ciò che scrissi per inaugurare questo Blog:

 
11 marzo 2007

Sono tre anni che aspetto…

di poter dire al mondo quello che penso, quello che sento, quello che sono. E questo blog non servirà certo a facilitarmi le cose, anzi forse me l complicherà.
Scrivo ormai da anni una sorta di diario o, per chiamarlo nel linguaggio internettiano un blog, ma solo per me stesso. Non ho mai avuto il desiderio di renderlo pubblico, anche perchè nonostante il mio innato esibizionismo (ma ce l’ho davvero?!) mi sono sempre chiesto a chi diavolo potesse interessare della mia vita. Ma evidentemente la sindrome Grande Fratello (o chissà che altro…) ha contagiato tutti.
 
Peccato, non sono disposto a mettere il 100 % della mia vita su questo blog. D’altronde ho un cervello, un cuore, un’ anima e qualcosa per me voglio pure tenermela. Nonostante ciò, farò il possibile per immergermi fino al collo dentro questo sfondo arancione e, chissà, magari un giorno raggiungere il 99,9% di me stesso.
 
Questo è un happening…
 
 

Direi che la percentuale è stata decisamente raggiunta!

E’ capitato di sognarti qualche volta, ma sempre in sogni dimenticabili, ambigui, spaventosi, angoscianti, brutti.

Questa notte però ho sognato di abbracciarti forte, di riempirti di baci; ho sognato di trasmetterti tutto quel bene che hai meritato, di ricambiarti tutto quel bene che ci hai regalato. Ti ho sognato sorridere, insieme a tutti noi.

E stamattina, in una domenica di cielo azzurro e limpido, è stato bello aprire la finestra e sentire il cucù che cantava "ro-bert-to, ro-ber-to, ro-ber-to".

Mi manchi tanto e sei sempre nei miei pensieri!

Respiro esausto questo odore di fumo. I fantasmi del passato, mai del tutto scacciati, tornano a farmi compagnia. L’unica compagnia di questa serata, passata a tendere agguati alla malinconia, o ad illudermi di un arrivo che non si è mai verificato (perché?).

Spesso passi gli anni a coltivare, a dare l’acqua sperando che la pianta cresca. Poi ti accorgi improvvisamente che da quella cura sono nate foglie verdissime, di un verde raffinato ed elegante, quasi magico per quanto luminoso e fresco. Quelle foglie sono però destinate a cadere, una ad una, senza alcun tipo di differente possibilità.
O accetti la caduta, o accetti la caduta. O seghi la pianta, ma con quale coraggio?

Arrivi ad un certo punto che le foglie sono cadute tutte. Formano ormai una sorta di seconda pavimentazione della casa in cui vivi. Le calpesti certo, ma rimangono li. Sono prima gialle, poi secche, ma non se ne vanno.
Spesso tira il vento, magari ne porta via qualcuna, ma non esiste vento che riesca a trasportarle via lontano.
Poi trovi il coraggio, cominci ad interessarti all’acquisto di una scopa, la riponi nel ripostiglio perché ancora non trovi la forza fisica di pulire tutto. E forse quella forza non la vuoi nemmeno trovare: preferisci sederti, aspettare ancora, sperare magari in una nuova forza del vento, oppure vuoi solo continuare a contemplare quel manto di foglie, sperando che per magia torni ad essere verde e ad occupare i rami della pianta ormai spoglia.
La contemplazione continua per mesi e mesi, senza fine, notte e giorno, mentre mangi e mentre fumi, mentre ascolti musica e mentre apparentemente dormi.
Pare non esserci fine al calvario. Pare, perché prima o poi quella fine arriva.

Quando arriva ti senti stremato, ormai privo di ogni volontà di vivere, e non puoi fare altro che liberarti di quelle foglie se non vuoi che esse diventino lo strato che coprirà il tuo corpo.
E così a fatica cominci a scopare, a buttarle fuori casa, a liberarti di quelli che ormai sono solo dei detriti. Ci metti giorni a fare tutto per bene, cerchi di liberarti di ogni piccolo pezzo caduto da quel meraviglioso albero.
Finisci il lavoro e ti ritrovi un terreno pulito… qualcosa al quale è difficile ad abituarsi.

Però ti rendi conto che l’aria è più pulita, respirabile, che finalmente puoi percepire con la pianta del piede un terreno liscio, fresco, pulito, luminoso.

Poi però arriva di nuovo il vento e, disgraziato, recupera quelle foglie che erano uscite dal tuo mondo e ne trasporta qualcuna di nuovo nelle tue vicinanze, te ne fa calpestare ancora una, oppure due. Quel vento non si sa perché le riporta… forse perché vuole farti rendere conto che tutto deve essere fatto sotto le nuvole e non sopra; forse perché sei tu stesso che quelle foglie le desideri o non sei capace di difenderti dal loro ritorno.

Se prima o poi con il vento tornano, esse spaventano ogni secondo della vita.