Sono tre anni che aspetto…
Direi che la percentuale è stata decisamente raggiunta!
Direi che la percentuale è stata decisamente raggiunta!
Questa notte però ho sognato di abbracciarti forte, di riempirti di baci; ho sognato di trasmetterti tutto quel bene che hai meritato, di ricambiarti tutto quel bene che ci hai regalato. Ti ho sognato sorridere, insieme a tutti noi.
E stamattina, in una domenica di cielo azzurro e limpido, è stato bello aprire la finestra e sentire il cucù che cantava "ro-bert-to, ro-ber-to, ro-ber-to".
Mi manchi tanto e sei sempre nei miei pensieri!
Spesso passi gli anni a coltivare, a dare l’acqua sperando che la pianta cresca. Poi ti accorgi improvvisamente che da quella cura sono nate foglie verdissime, di un verde raffinato ed elegante, quasi magico per quanto luminoso e fresco. Quelle foglie sono però destinate a cadere, una ad una, senza alcun tipo di differente possibilità.
O accetti la caduta, o accetti la caduta. O seghi la pianta, ma con quale coraggio?
Arrivi ad un certo punto che le foglie sono cadute tutte. Formano ormai una sorta di seconda pavimentazione della casa in cui vivi. Le calpesti certo, ma rimangono li. Sono prima gialle, poi secche, ma non se ne vanno.
Spesso tira il vento, magari ne porta via qualcuna, ma non esiste vento che riesca a trasportarle via lontano.
Poi trovi il coraggio, cominci ad interessarti all’acquisto di una scopa, la riponi nel ripostiglio perché ancora non trovi la forza fisica di pulire tutto. E forse quella forza non la vuoi nemmeno trovare: preferisci sederti, aspettare ancora, sperare magari in una nuova forza del vento, oppure vuoi solo continuare a contemplare quel manto di foglie, sperando che per magia torni ad essere verde e ad occupare i rami della pianta ormai spoglia.
La contemplazione continua per mesi e mesi, senza fine, notte e giorno, mentre mangi e mentre fumi, mentre ascolti musica e mentre apparentemente dormi.
Pare non esserci fine al calvario. Pare, perché prima o poi quella fine arriva.
Quando arriva ti senti stremato, ormai privo di ogni volontà di vivere, e non puoi fare altro che liberarti di quelle foglie se non vuoi che esse diventino lo strato che coprirà il tuo corpo.
E così a fatica cominci a scopare, a buttarle fuori casa, a liberarti di quelli che ormai sono solo dei detriti. Ci metti giorni a fare tutto per bene, cerchi di liberarti di ogni piccolo pezzo caduto da quel meraviglioso albero.
Finisci il lavoro e ti ritrovi un terreno pulito… qualcosa al quale è difficile ad abituarsi.
Però ti rendi conto che l’aria è più pulita, respirabile, che finalmente puoi percepire con la pianta del piede un terreno liscio, fresco, pulito, luminoso.
Poi però arriva di nuovo il vento e, disgraziato, recupera quelle foglie che erano uscite dal tuo mondo e ne trasporta qualcuna di nuovo nelle tue vicinanze, te ne fa calpestare ancora una, oppure due. Quel vento non si sa perché le riporta… forse perché vuole farti rendere conto che tutto deve essere fatto sotto le nuvole e non sopra; forse perché sei tu stesso che quelle foglie le desideri o non sei capace di difenderti dal loro ritorno.
Se prima o poi con il vento tornano, esse spaventano ogni secondo della vita.